Fonte www.vita.it – Per molti alunni e studenti con disabilità residenti in Lombardia l’anno scolastico 2015/2016 è iniziato all’insegna della precarietà. All’ormai abituale situazione problematica dovuta ad un supporto didattico inadeguato (non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi) per la mancanza di insegnanti di sostegno specializzati, si sono aggiunte le criticità connesse ai servizi di supporto all’inclusione scolastica, che la normativa nazionale e regionale ha stabilito essere di competenza delle Province e della Città Metropolitana.
Si tratta dell’intervento di assistenza educativa e dei trasporti per gli studenti con disabilità nelle scuole del secondo ciclo (scuole superiori e corsi di istruzione e formazione professionale) e dell’assistenza alla comunicazione per gli alunni e gli studenti con disabilità sensoriale che frequentano ogni ordine e grado di scuola: quasi nessuno di questi servizi è stato organizzato in modo tempestivo ed è stato disponibile all’inizio dell’anno scolastico; alcuni di essi non sono stati ancora attivati a più di un mese dall’inizio delle lezioni o, se sono stati avviati, rispondono in modo spesso inadeguato al bisogno.
La situazione degli interventi varia da provincia a provincia e tra territori all’interno della stessa provincia, con il risultato che a bisogni simili si risponde in modo differenziato, sulla base non delle effettive esigenze degli utenti ma esclusivamente di scelte di carattere amministrativo o delle risorse disponibili. Le conseguenze negative di queste inadempienze, di questi ritardi, di queste inadeguatezze e disomogeneità ricadono sulle condizioni di vita di bambini e ragazzi con disabilità, che vivono più precariamente la loro vita scolastica e spesso vengono ancora più marginalizzati, sulla situazione materiale e morale della loro famiglia, chiamata spesso a compensare con proprie risorse queste carenze, ed anche sull’organizzazione stessa delle scuole, che vengono private di risorse fondamentali per l’inclusione.
Le Istituzioni tutte avrebbero dovuto e potuto programmare insieme per tempo tali servizi, considerati di diritto livelli essenziali di assistenza, comunicando con trasparenza i dati rilevati relativi al bisogno, reperendo le risorse necessarie e predisponendo le misure per ottemperarvi. Invece Province, Città Metropolitana, Regione e Stato si sono fino ad oggi rimpallate la scomoda competenza di questi interventi, senza aver definito chi fa che cosa e soprattutto con quali risorse finanziarie.
Nonostante i ripetuti appelli, i comunicati e le prese di posizione di LEDHA e delle Associazioni delle Persone con Disabilità che vi aderiscono (iniziati a giugno del 2014 e divenuti sempre più stringenti nel corso del 2015), nonostante le sue azioni specifiche di tutela dei minori coinvolti, la situazione sul campo è tutt’altro che risolta sia dal punto di vista economico che dal punto di vista di una chiara attribuzione normativa delle competenze.
Il livello statale: il riparto dei 30 milioni Ha fatto il suo corso l’emendamento al decreto legge 78 sugli enti locali (art. 8, comma 13 quater), tenacemente voluto dalle nostre associazioni (LEDHA-FISH* in testa), che prevede l’erogazione di un contributo statale di 30 milioni alle province e alle città metropolitane nell’anno 2015 “per le esigenze relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali, di cui all’art. 13, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n° 104, e per i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in situazione di svantaggio, di cui all’art. 139, comma 1, lettera C) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n° 112”.
Sulla base delle richieste pervenute al Ministero dell’Interno, che ha provveduto entro il 10 settembre alla rilevazione media della spesa del triennio 2012-2014, è stato destinato alle province lombarde e alla città metropolitana un contributo per il 2015 di quasi 6,2 milioni di euro, a fronte di una spesa media del triennio precedente di circa 23,2 milioni. Lo Stato restituisce alle province lombarde come ad altre 84 province italiane, il 26,6% della media delle spese sostenute nel triennio precedente e la Lombardia assorbe quasi un quinto dell’erogazione statale su scala nazionale.
La situazione in Lombardia: i 10 milioni di cui sicuri sono solo 5 Dopo mesi di silenzio dall’ultima delibera (la D.G.R. 3431 del 17/4/2015) di presentazione del protocollo di intesa tra Regione Lombardia e U.P.L. del 13 aprile 2015, in cui Regione Lombardia si impegnava tra l’altro a “rendere disponibili, per l’anno 2015, 10 milioni di euro per far fronte alle criticità legate all’inclusione scolastica, all’assistenza educativa e al trasporto delle persone disabili, in attesa del ripristino da parte dello Stato della necessaria copertura finanziaria”, è stata emanata il 18 settembre 2015, ad anno scolastico ormai iniziato, la D.G.R. 4059, in cui Regione Lombardia assegna 3 milioni del Fondo Nazionale Politiche Sociali “per l’inclusione sociale degli alunni disabili della scuola secondaria di secondo grado per il 2015” e ribadisce che la competenza di tali interventi è in capo alle Province e alla Città Metropolitana, a cui destina il finanziamento.
Gli altri 7 milioni, a completamento dei 10 milioni promessi nella Delibera 3431, sarebbero secondo questa delibera già stati erogati nell’anno precedente come intervento straordinario per l’anno scolastico 2014/2015 con altro provvedimento (D.G.R. 2639 del 14/11/2014) i cui fondi tuttavia sono già stati distribuiti a Province e Città Metropolitana di Milano con la fine del 2014. Alle proteste delle Associazioni e al pronunciamento del Consiglio Regionale Lombardo del 22/9/2015, che ha impegnato la Giunta “ad assicurare il contributo per la copertura dei costi per il trasporto e l’assistenza agli studenti disabili per la parte residua dell’anno scolastico 2015-2016” la Giunta Regionale Lombarda ha risposto emanando una nuova delibera (D.G.R. 4118 del 2 ottobre 2015) in cui recepisce un nuovo Protocollo di Intesa tra Regione e UnIone delle Province Lombarde, sulla base del quale destina alle casse asfittiche delle Province e della Città Metropolitana rispettivamente 23 milioni per interventi di manutenzione straordinaria e opere relative alla viabilità di interesse regionale e 7 milioni per “il servizio di trasporto scolastico e assistenza degli alunni disabili per assicurare il completamento dell’anno scolastico”.
Non tutti i 7 milioni saranno però immediatamente spendibili, in quanto solo 2 dei 7 milioni, desunti dal fondo occupazione disabili (ex art. 7 L.R. 13/03), sono spese correnti, mentre gli altri 5 sono erogati per investimenti, come spese in conto capitale e vanno quindi convertiti in spese correnti effettuando opportune variazioni di bilancio entro il 30 novembre 2015. Ricapitolando Ecco, a fronte di una rilevazione effettuata nel 2013/2014 tra le province lombarde e rielaborata da LEDHA, da cui scaturiva una spesa di circa 28,7 milioni per i tre interventi di assistenza educativa, di assistenza alla comunicazione e trasporto, per alunni e studenti con disabilità dovrebbero giungere complessivamente in Lombardia 16,17 milioni (da Regione Lombardia 10 milioni e dallo Stato 6,17 milioni).
Si tratta di una boccata di ossigeno, è vero – ottenuta anche grazie all’instancabile lavoro di tutela delle persone con disabilità e denuncia delle inadempienze delle istituzioni da parte delle nostre Associazioni – ma sono fondi insufficienti per coprire il fabbisogno per tutto l’anno scolastico, che le scuole hanno segnalato ai Comuni e i Comuni hanno trasmesso a Province e Città Metropolitana, ben lontani dal corrispondere alle effettive esigenze proprio degli alunni e studenti con disabilità complesse, proprio quelli più fragili e più a rischio di dispersione scolastica.
Se, nonostante tutto, alcuni alunni e studenti sono andati a scuola è grazie al fatto che le loro famiglie hanno anticipato le spese del trasporto e spesso anche dell’educatore, e molte scuole hanno dimostrato di sapersi destreggiare nell’arte della sopravvivenza, utilizzando impropriamente insegnanti di sostegno o assistenti di base in compiti educativi o dividendo ulteriormente le già magre risorse esistenti.
Cosa succederà nel resto di questo anno scolastico? Sapranno finalmente le Istituzioni tutte (Stato, Regione, Città Metropolitana) stabilire nel 2016, sulla base di norme certe e non pasticciate, quale Ente sarà nel prossimo futuro titolare di queste funzioni e quali risorse saranno necessarie per metterlo nelle condizioni di soddisfare il bisogno rilevato? Potranno finalmente alunni e studenti con disabilità, insieme alle loro famiglie, iniziare il primo giorno del prossimo anno scolastico solo con il “peso” della cartella, alla pari dei loro compagni? Perché è questa, lo ripetiamo, la “buona scuola” che vogliamo.
Fonte www.quotidianosanita.it – Nell’attesa della trasmissione al Senato del ddl di Stabilità (Commissione Bilancio) QuotidianoSanità ha anticipato una nuova bozza del testo che rispetto a quanto pubblicato venerdì scorso presenta, per la sanità, quattro importanti novità.
La prima è che si mette nero su bianco lo stanziamento di 111 miliardi per il 2016, comprensivi degli 800 che saranno vincolati all’applicazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza. Viene prevista una nuova intesa Stato Regioni entro il 31 gennaio 2016 per “individuare misure di razionalizzazione ed efficientamento della spesa del Ssn” alla luce del nuovo stanziamento di risorse.
Non è più previsto il contributo aggiuntivo alla finanza pubblica di 1,8 miliardi per il 2016, mentre si conferma quello di 3,980 miliardi per il 2017 e 5,480 per il 2018 e 2019.
La bozza è disponibile cliccando qui
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Fonte www.west-info.eu – Lanciato dagli americani della nota no profit Autism Science Foundation il macro progetto Autism Sisters Project, un’iniziativa di enorme portata che vuole coinvolgere le sorelle sane di persone di sesso maschile con autismo, al fine di comprendere le differenze genetiche tra i due sessi nello sviluppo del disturbo visto che questo colpisce prevalentemente i bambini.
Molto probabilmente perché le femmine dispongono di un fattore “x” che le protegge. Per venire a capo delle cause alla base di tali meccanismi, gli esperti intendono creare un database con campioni di DNA e saliva delle partecipanti coinvolte.
Fonte – www.e-include.eu – Sei interessato a migliorare la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie? Vuoi conoscere l’attività delle Istituzioni europee a sostegno delle persone con disabilità ed essere più partecipe nel dibattito su queste politiche? Vuoi incontrare Auto-Rappresentanti e familiari attivi in tutta Europa? Fai domanda per partecipare al Seminario sulla Leadership organizzato da Inclusion Europe, che avrà luogo a Bruxelles dal 17 al 19 Novembre.
La tre giorni del Seminario fornirà nozioni ai partecipanti sulle differenti aree di intervento delle politiche Ue che abbiano una rilevanza per le persone con disabilità intellettiva, sul lavoro di advocacy a livello Ue e su quello delle ONG che operano a livello Ue. Famiglie ed auto-rappresentanti conosceranno le varie fonti di finanziamento europeo e incontreranno decision-makers delle Istituzioni europee.
Alcuni degli eventi in programma:
Martedì 17: i n contro con Maria Luisa Cabral (Capo dell’Unità per le persone con disabilità della Commissione europea). Sempre martedì 17 ci sarà una sessione dedicata alle famiglie dal titolo “Perchè l’Europa è rilevante per le persone con disabilità intellettiva e per le loro famiglie?” e una dedicata agli Auto-Rappresentanti dal titolo “Perchè è importante far sentire la vostra voce a livello europeo?” in cui si discuterà dell’importanza degli Auto-Rappresentanti a livello europeo dei temi che i partecipanti ritengono importanti.
Mercoledì 18: Tavola rotonda “Together we are stronger”, a cui interverranno alcuni partner di Inclusion Europe in cui si discuteranno le modalità per un’attività di rappresentanza delle istanze delle persone con disabilità che sia più efficace (aperta sia a Auto-Rappresentanti che a familiari) – parteciperanno Catherine Naughton (EDF), Luk Zelderloo (EASPD), Frank Sioen (ENIL). con la possibile partecipazione di: EUD, MHE, IF.
Giovedì 19: participazione al Seminario di Inclusion Europe and al progetto “NewPaths to Inclusion” nel Parlamento europeo: ‘Mettere i cittadini al centro della politica”. Lo stesso giorno è prevista una visita guidata al Parlamento europeo .
Puoi leggere qui il programma integrale dell’evento (disponibile in lingua inglese)
ATTENZIONE! per partecipare al Seminario bisogna compilare qui il formulario di iscrizione ed inviarlo a Magdi Birtha all’indirizzo e-mail m.birtha@inclusion-europe.org entro il 16 Ottobre!
I posti previsti sono limitati, si invita per questo a registrarsi il prima possibile. Inclusion Europe può pagare solo un numero limitato di posti per Auto-Rappresentanti e/o accompagnatori. Una copertura addizionale sarà disponibile per i familiari ma solo su richiesta.
Per avere maggiori informazioni è possibile consultare la pagina dedicata all’evento cliccando qui (pagina in lingua inglese)
Fonte – www.edscuola.eu/www.ilfattoquotidiano.it – Un nuovo profilo professionale, con competenze ad ampio raggio, non solo didattiche. Una carriera (quasi) separata dai docenti comuni. Quindi anche un concorso ad hoc per entrare in ruolo, forse già dal prossimo bando. Sono i piani del Ministero per cambiare la figura degli insegnanti di sostegno in Italia. O si potrebbe dire rivoluzionare, vista la portata delle novità. “Il sistema attuale non funziona, non c’è inclusione. Era il momento di cambiare”, spiega Vincenzo Falabella, presidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap)*, associazione che ha partecipato al dibattito da cui nasce la proposta. “Fare l’insegnante di sostegno diventerà una scelta di vita”. Con tutte le conseguenze del caso, nel bene e nel male. “Il rischio – sostiene la Flc Cgil – è di snaturare gli insegnanti, assegnando loro compiti di natura non didattica per tagliare su altri servizi”.
LA PARTE MANCANTE DELLA RIFORMA – La “Buona scuola” non finisce con il piano straordinario di assunzioni, la valutazione dei docenti e l’alternanza scuola/lavoro. Il ddl approvato a luglio dal Parlamento contiene in coda una corposa parte di deleghe, che dovrà essere scritta nei prossimi mesi. Fra queste, quella per la riforma del sostegno, cruciale per la scuola e per tutta la società. Parliamo infatti di circa 110mila insegnanti (dati Miur 2014) a cui sono affidati quasi 210mila studenti con disabilità che hanno bisogno di sostegno a scuola. Problemi di grado e tipologia molto differente: ritardo intellettivo, disturbi del linguaggio e dello sviluppo le disabilità più frequenti. Per questo, e per garantire più continuità ai ragazzi, il Miur ha deciso di cambiare. Il sottosegretario Davide Faraone aveva dato più volte indicazioni sul futuro della categoria, parlando di docenti “più specializzati sulle disabilità”. Adesso quelle idee cominciano a prendere corpo: il 7 ottobre si è svolto il primo tavolo “di ascolto” al Ministero.
DOCENTE, MA NON SOLO INSEGNANTE – Innanzitutto bisogna capire quali saranno le funzioni del nuovo docente di sostegno, non più solo insegnante di classe e in classe. I sindacati parlando di “compiti medicalizzanti”, aggettivo usato in accezione negativa che non piace al Miur. Di certo, dovranno far fronte a quella necessità di “maggiore specializzazione sulla disabilità” indicata da Faraone, caricandosi di alcuni compiti degli educatori, magari con competenze anche di diagnosi e certificazioni sul grado di disabilità (che attualmente spettano alle Asl). In totale autonomia dovranno stilare il piano di studi personalizzato degli alunni. E avranno anche mansioni organizzative, curando i rapporti tra le varie parti del processo di inclusione (Asl, scuole, famiglie). Insomma, nascerà una figura nuova, nettamente separata da quella dell’insegnante comune. E infatti diversificato sarà anche il percorso di carriera.
CARRIERE (QUASI) SEPARATE – Nel ddl, poi trasformato in delega, si parla esplicitamente di “scelta professionale univoca” e “inquadramento dei docenti in appositi ruoli”, da cui non si potrà uscire con la “normale mobilità come avviene oggi”. Sono queste le parole chiave della riforma. Il Ministero pensa a quattro specifiche classi di concorso, una per ogni ordine di scuola (infanzia, primaria, medie e superiori). Novità assoluta, visto che oggi i docenti di sostegno sono inquadrati nelle classi di concorso delle loro materie. E per garantire la “continuità” ci sono due ipotesi sul tavolo: o raddoppiare l’obbligo di permanenza sul sostegno da 5 anni (soglia attuale) a 10 anni. O – in seconda battuta – vincolare il passaggio sulla materia al superamento di un apposito concorso. In entrambi i casi fare l’insegnante di sostegno diventerebbe una scelta di vita, quasi a vita.
NOVITÀ GIÀ DAL PROSSIMO CONCORSO – Non si sa le novità riguarderanno anche i neoassunti: dipende da quando la delega sarà pronta e diventerà operativa. Il prossimo concorso, comunque, sarà studiato per essere già in linea con la riforma. Il bando 2015 (atteso entro il primo dicembre) sarà una via di mezzo tra passato e futuro: concorso unico per tutti, ma con una prova specifica per il sostegno. Niente più “graduatoria incrociata”, dunque: fino ad oggi gli specializzati facevano l’esame sulla loro classe di concorso, per poi essere inseriti anche sulla graduatoria di sostegno col punteggio della materia. Adesso ci saranno due liste separate. Un’ulteriore incognita, anche perché un concorso sul sostegno non è mai stato fatto. Su cosa dovranno prepararsi gli aspiranti docenti? Per il futuro, poi, il Ministero prevede un concorso ad hoc per il sostegno, al termine di un apposito corso di formazione accorpato al corso di laurea (un po’ come dovrebbe essere per la formazione di tutti i docenti). Nell’attesa ci saranno altri Tfa: come dimostrato anche dall’ultimo piano di assunzioni (dove non tutti i posti sono stati coperti), gli insegnanti di sostegno sono pochi. Bisognerà abilitarne altri nei prossimi anni per far fronte al fabbisogno
PRO E CONTRO – Il progetto nasce per “migliorare la qualità dell’inclusione scolastica” e risolvere la “crescita esponenziale del contenzioso sulle ore di sostegno”. Per capire se ci riuscirà bisognerà attendere i dettagli della riforma. La onlus Fish è convinta di sì: “Da tempo portiamo avanti l’idea della carriera separata: solo così si può garantire la continuità didattica. Il sostegno sia una vocazione, non più un trampolino di lancio per la carriera curriculare”, spiega il presidente Falabella. “Giusto anche pensare ad una maggiore specializzazione degli insegnanti: servono più competenze per poter affrontare disabilità molto diverse”. Facile, però, immaginare pure le possibili controindicazioni: che il docente di sostegno diventi sempre meno insegnante e sempre più assistente. “Anche i ragazzi con disabilità hanno bisogno di docenti”, spiega la Flc Cgil. “I compiti non didattici devono essere svolti da altre figure. Forse il governo spera di risparmiare ampliando il raggio delle mansioni degli insegnanti di sostegno”. Oppure che la prospettiva di una scelta definitiva scoraggi i più qualificati, producendo l’effetto opposto a quello sperato. “Dieci anni sul sostegno possono essere molto pesanti, anche dal punto di vista fisico”, aggiunge il sindacato. “Professori di latino, o di matematica, sceglieranno ancora di dedicarsi al sostegno o si ridurrà ulteriormente la platea degli aspiranti?”. Tutti fattori di cui la riforma dovrà tenere conto. Siamo ancora ai primi passi, ma il percorso è cominciato.
* a cui aderisce ANFFAS Onlus
Fonte www.redattoresociale.it – “Dalle tante denunce che arrivano alla Fish* Calabria si direbbe che non ci sono novità eclatanti in questo 2015, il copione è lo stesso degli anni precedenti: il primo giorno di scuola non è uguale per tutti. Vi sono luci e ombre sull’applicazione della riforma, la cosiddetta ‘Buona scuola’, e la sua attuazione nella realtà quotidiana; attuazione che sarebbe l’unico modo per non negare il diritto a tutti gli alunni, quindi anche a quelli con disabilità, di poter frequentare la scuola e poter godere in pieno delle opportunità formative”. A parlare così è Nunzia Coppedè, presidente calabrese della Fish, che lamenta le tante criticità rilevate per l’inserimento degli alunni con disabilità su tutto il territorio regionale.
“Anche quest’anno gli insegnanti di sostegno non bastano, gli assistenti educativi e della comunicazione non ci sono, ne stanno ancora discutendo nelle scuole – rimarca Coppedè – i comuni cercano soluzioni per ciò che è di loro competenza, le province a cui è stata confermata per tutto il 2016 l’assistenza educativa per le scuole superiori e quella della comunicazione di ogni ordine e grado sono disorientate; alcune stanno cercando di recuperare il tempo perduto e altre proprio non si muovono perché dicono che non ci sono le risorse economiche”.
L’elenco delle problematiche continua: “L’assistenza di base lascia molto a desiderare, nonostante con la nuova legge sia diventato obbligatorio garantirla con il personale Ata, ma molto di questo personale si rifiuta di farla e i genitori devono correre o restare nei paraggi della scuola per accompagnare il proprio figlio in bagno”.
Per fare il punto sulla situazione dell’inserimento scolastico degli studenti con disabilità, martedì prossimo, in un hotel di Lamezia, la Fish Calabria terrà un incontro pubblico e al tempo stesso operativo, rivolto a tutto il mondo della scuola calabrese con particolare attenzione agli insegnanti curriculari e di sostegno, ai dirigenti scolastici, alle équipe psicopedagogiche. Sono invitati anche gli amministratori comunali e provinciali, gli assistenti educativi e della comunicazione, il personale Ata, i familiari di alunni con disabilità, le associazioni di, con e per persone con disabilità, le agenzie educative, le organizzazioni sindacali.
“L’obiettivo – spiega Coppedè – è quello di intavolare un confronto costruttivo tra tutte le parti coinvolte, al fine di chiarire tutti i dubbi e trovare soluzioni idonee a garantire agli alunni con disabilità il diritto all’inclusione scolastica”.
All’incontro parteciperanno l’avvocato Salvatore Nocera della Fish, specializzato in legislazione scolastica; l’ispettore emerito scolastico Miur Calabria Francesco Fusca, e l’assessore regionale alle Politiche sociali, Federica Roccisano.
*Cui Anffas Onlus aderisce
Fonte www.grusol.it – Molti genitori chiedono a chi spetti l’assistenza igienica dei loro figli con scarso o assente controllo degli sfinteri. Se trattasi di scuola paritaria comunale o privata, tale assistenza deve essere fornita da personale di tali scuole, purchè ne venga fatta richiesta scritta dai genitori all’atto dell’iscrizione.
Dette scuole non possono rifiutarsi di garantire tale servizio perchè sono scuole paritarie e la L. n° 62/00 stabilisce che tali scuole debbono adeguarsi ai criteri di funzionamento delle scuole statali alle quali sono “rese pari”.
Se trattasi di scuole statali già la Nota Ministeriale prot. n° 3390 del 2001 chiariva come tali compiti spettassero ai collaboratori ed alle collaboratrici scolastiche. Successivamente è intervenuto anche il CCNL del comparto scuola che ha meglio dettagliato negli artt. 47, 48 e nella tabella A compiti e procedure come segue, sempre che i genitori abbiano comunicato per iscritto alla scuola al momento dell’iscrizione tale necessità.
Il Dirigente Scolastico deve individuare, anche tramite un’assemblea sindacale, almeno un collaboratore ed una collaboratrice scolastica (per garantire il rispetto del sesso dell’alunno da assistere). Allo scelto, il DS deve ufficialmente dare l’incarico dell’assistenza igienica e la cura dell’igiene personale dell’alunno. Da tale incarico ufficiale nasce il diritto del collaboratore di seguire un breve corso di aggiornamento a spese dell’ufficio scolastico regionale, al termine del quale passa alla qualifica superiore ed acquista il diritto ad un aumento stipendiale di circa 1000 euro lorde all’anno (senza ovviamente aumento di orario di lavoro) il quale entra nella base pensionabile.
Nasce dall’incarico anche l’obbligo di svolgere l’assistenza igienica. Tale obbligo è immediatamente operante, purchè ci sia un incontro con la famiglia per illustrare le necessità e modalità di svolgimento dell’assistenza (ad es. alunni con fragilità ossea, con spasticità, etc). Il corso di aggiornamento quindi non è condizione per l’inizio dell’adempimento dell’obbligo di assistenza, ma condizione indispensabile per ottenere l’aumento stipendiale, ovviamente anche per un approfondimento culturale e pratico del nuovo lavoro.
Pertanto se un collaboratore si rifiuta di svolgere l’incarico, senza giustificato motivo ( ad es. disabilità), il DS è obbligato a diffidarlo e quindi ad irrogare una sanzione disciplinare. Se poi tutti i collaboratori sono persone con disabilità, allora il DS deve chiedere all’ufficio scolastico regionale che trasferisca uno dei collaboratori che lo accetti o, in mancanza, a sorte in una scuola viciniore, dove non svolgerà questo tipo di assistenza e di trasferire da una scuola viciniore altro collaboratore che abbia già svolto il corso o comunque che non abbia una disabilità.
Le annuali circolari sugli organici delle scuole prevedono anche la possibilità di assumere in deroga collaboratori scolastici aggiuntivi per svolgere questo tipo di assistenza. In mancanza di tutto ciò, la famiglia che fosse invitata telefonicamente dalla scuola a recarsi ivi per pulire l’alunno o che lo trovasse sporco al momento di andarlo a riprendere a scuola, dovrebbe, prima di prendere l’alunno, recarsi dai Carabinieri, invitarli per un sopralluogo a scuola e quindi potrebbe, se vuole, sporgere denuncia nei confronti del DS e dei collaboratori scolastici per omissione di atti di ufficio, interruzione di un pubblico servizio e mancata assistenza a persona non autosufficiente.
Se una volta i collaboratori scolastici potevano rifiutarsi di svolgere il corso di aggiornamento, da ora in poi ciò non è più possibile, poiché l’art. 1 comma 124 della legge di riforma della scuola n. 107/2015, ha stabilito che l’aggiornamento in servizio è un obbligo “strutturale e permanente”.
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*Questi concetti sono stati espressi pubblicamente dall’avv. Nocera il 22/09/2015 a Rai Radio 3 durante la trasmissione “Tutta la città ne parla”. Si può ascoltare il suo intervento cliccando qui a partire dal minuto 20.
Per approfondire è possibile consultare anche le schede normative: n° 144. Chiarimenti definitivi sui compiti dei “bidelli” (CCNL 2003) e n° 434. Organici di fatto di sostegno per l’a.s. 2013-14 (CM 18/13)